lunedì 29 maggio 2017

#5 chiacchierata emozionale con Milo Franceschelli

Chiacchierata emozionale di Gianpaolo Buonafede con Milo Franceschelli in arte Piccolo Spazio Riflessioni aka La Bassa: Cantautore della provincia di Bologna


G: Ciao Milo! Come va? Senti mi chiedevo una cosa ... Ti ricordi come è nato il nome Piccolo Spazio Riflessioni?

M: Ciao tutto bene penso che sia nato nel 2008 quando ho iniziato a fare musica più' seriamente. Prima cazzeggiavo solo in cameretta ed e' nato influenzato da un nome composto tipo le luci della centrale elettrica che ai tempi mi sconvolse e la citazione di Vasco Rossi "piccolo spazio pubblicità". Mi ricordo così. Mi piaceva e mi piacciono i nomi evocativi che diano già un senso al progetto

G: Infatti Vasco Brondi è un artista che ti piace molto. Quali sono i tuoi riferimenti principali o comunque i tuoi Artisti preferiti?

M: Sono nato con il punk quindi gruppi tipo Blink 182, Green Day poi col tempo mi sono spostato sulla musica italiana. Artisti italiani che mi piacciono molto sono: Verdena, Calcutta (l'ultima scoperta), Le Luci Della Centrale Elettrica, Carboni e Cremonini

G: Insomma sei un contrasto tra musica con un impatto sonoro forte, quasi da pugno in faccia ed un tipo di musica più soft, quasi da carezza sul viso

M: Bravo una via di mezzo con del pop

G: Infatti nei tuoi pezzi spesso utilizzi questo contrasto tra forte e soft. Ovviamente soft nel senso buono del termine perché non sempre la musica leggera è così tanto leggera

M: Hai colto il senso. Io la chiamo altalena ed uno dei primi gruppi che la usavano i nirvana

G: E qui arriviamo a quello che forse è il tuo punto di riferimento più grande ovvero Kurt Cobain! E' ancora presente la sua influenza artistica in quello che scrivi/componi?

M: In passato no con il progetto la bassa penso di si o almeno in questi ultimi anni lo penso molto

G: Un altro elemento che compone il mondo di PSR è l'inchiostro. Volendo essere precisi non solo quello usato per scrivere ma anche l'inchiostro dei tatuaggi. Di questo passo tra qualche anno per sapere chi è milo basterà leggerti il corpo. Hai un tatuaggio tra tutti che ti rappresenta di più e uno che invece non senti più appartenere al cento per cento a quello che sei?

M: Quelli a cui sono più' legato sono i ritratti che ho sulla schiena e il logo della lego pero' non penso che siano un marchio per capire chi sono. Massimo pensi che sono un po fuori

G: Forse sei fuori o forse (semplicemente) hai così tante cose da dire che la penna e la musica non bastano quindi oltre alla carta e alle chitarre usi anche la tua pelle come tela per dipingere quello che sei, non sei o che sei solo a volte ... potrebbe essere?

M: No non credo. I tatuaggi sono una malattia, un vizio che ho da sempre ancora prima di iniziare a fare cose artistiche. Mi piace farli per il mio piacere personale tutto qui

G: Mi piace questo tuo essere così sincero. Potevi cavalcare l'onda della domanda e fare il (passami il termine) "filosofo della situazione" e invece mi hai risposto così, in modo diretto, smontando completamente il tutto (uahah)

M: (ahahha) sono così io lo dovresti sapere

G: Un altro aspetto di te che sembra uscire dai suoni che componi è una specie di attaccamento a tutti i discorsi che riguardano la vita da ragazzo di provincia. Si può dire che tra te e la provincia ci sia un rapporto di odio e amore?

M: Certo hai colto il punto. Ci sono volte che vorrei scappare da tutto pero' questi luoghi dove sono nato, cresciuto e che mi hanno anche formato artisticamente sono sempre vivi in me e alla fine di tutto faccio fatica ad andarmene

G: Ti ricordi dove ti trovavi la prima volta che hai scritto una canzone e quale sensazione hai provato mentre la componevi?

M: Penso di essere stato in camera mia anche se i primi versi li scrissi in corriera per Ferrara e la canzone non ricordo se fosse stata "il ciclo" o "la nostra ruggine" comunque le sensazioni le sentivo di più' dal vivo davanti alla gente. Ho dei bei ricordi di quel periodo ... in camera provai una sensazione di libertà, mi sentivo strano, erano le mie prime cose e non ci credevo ancora. Poi penso che fossi pure ubriaco

G: Un misto tra ebrezza e volo sentimentale. E provi ancora questo senso di libertà ogni volta che suoni davanti a qualcuno?

M: E sì sempre ora più' di prima perché' ora e' tutto diverso…ora siamo cresciuti

G: In pratica hai trovato la libertà componendo canzoni che sembrano parlare di una ricerca di quest'ultima e questo crea un bel connubio a mio avviso. Per quanto riguarda l'essere cresciuti è vero ... e crescendo si cambia, si evolve, si diventa qualcosa di più a fuoco o di più sfocato. Tu ti senti più a fuoco o più sfocato in questo momento? Voglio dire ... il Milo che sentiamo cantare oggi è rappresentato in tutto e per tutto dalle canzoni che scrive o c'è anche qualcosa che viene romanzato nelle sensazioni o nelle immagini che racconta?

M: Penso la seconda ipotesi. Il romanzare rimane sempre

G: Fa parte del tuo modo di scrivere quindi paradossalmente ti rappresenta anche se è romanzato ma dimmi, curiosità, c'è una canzone (tra le tue) che preferisci e una canzone che invece (sempre tra le tue) non senti più tua come quando l'hai scritta?

M: Le mie preferite penso che siano "post adolescenziale" e "il ciclo" invece quella che non sento più' e' nera

G: E invece una canzone di altri che avresti voluto scrivere tu?

M: A parte certi pezzi dei Blink, dei Verdena e moltri altri sono indeciso tra "Frosinone" di Calcutta e "Milano" di Carboni. Suggestivi anche i video di entrambi

G: Mi pare di capire che "mainstream" di Calcutta sia diventato per te un disco molto importante? Forse perché lo senti vicino (artisticamente) alle sensazioni che cerchi di raccontare anche tu?

M: Certo secondo me e' uno dei dischi più' belli degli ultimi anni dopo "canzoni da spiaggia deturpata"

G: Quello è stato un disco che ha cambiato le carte in tavola della musica indie in Italia. Dalla copertina, ai testi, ai pezzi. Forse è l'album di Vasco Brondi più bello

M: Certo. E' un disco importantissimo per gli anni zero. L'unico che vale la pena di ricomprare sempre

G: Chissà se un giorno ascolteremo PSR feat. Le Luci Della Centrale Elettrica ... sarebbe bello

M: Un sogno

G: Faccio bene a chiamarti PSR? O adesso preferisci La Bassa?

M: Come vuoi pero' il nome che userò d'ora in poi e' la bassa o puoi chiamarmi semplicemente milo. Un bel titolo per un pezzo autobiografico

G: Però un pochino di Piccolo Spazio Riflessioni ci sarà sempre nei tuoi pezzi non credi? Comunque sì hai ragione è un bel titolo (uahah)

M: Sì forse hai ragione

G: Diciamo che ora sei Milo che racconta La Bassa da quando era PSR a oggi? (uahah)

M: Ci può stare

G: Grazie per questa bella chiacchierata. Alla prossima Milo!

M: Grazie a te caro. Grazie come sempre…ciao.


Elaborazione grafica di Alessia Santangeletta


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