martedì 30 maggio 2017

#6 chiacchierata emozionale con Dinastia

Chiacchierata emozionale di Gianpaolo Buonafede con Maurizio Musumeci in arte Dinastia: Cantautore/Rapper siciliano


G: Ciao Maurizio! Come stai? Anche se forse, considerando tutti i viaggi che stai facendo grazie alla musica, la domanda più giusta da fare è DOVE stai? (uahah)

M: (eheheh) ...sto bene e mi trovo nella mia terra attualmente..la bedda Sicilia!

G: Se non sbaglio, oltre alla tua terra, la Sicilia è anche fonte d'ispirazione per te

M: Assolutamente si...sai..penso spesso al fatto che se 20 anni fa non avessimo fatto ritorno in Sicilia (prima abitavo in Toscana con la mia famiglia), oggi non ci sarebbe stato nessun Dinastia...

G: Ah sì? Non sapevo di questo tuo momento di vita toscano ma non pensi che magari Dinastia ci sarebbe stato lo stesso ma magari semplicemente in modo diverso?

M: no...penso che ci sarebbe stato un Maurizio con altre passioni...Tornare in Sicilia inizialmente ci fu costretto...avevamo perso tutto in un'alluvione a Vada (vicino Livorno) e dovemmo scendere nuovamente giù e ricominciare da zero...quegli anni lì andavo alle elementari, e a quell'età i bambini sono dei bastardelli talvolta e ti discriminano se non vesti come loro o non hai il giocattolo figo...io avevo una cartella grigio topo e non venivo invitato alle feste di compleanno mai...quando vidi mio cugino più grande preso da questa strana forma d'arte, il writing, mi avvicinai per emularlo e di conseguenza per sentirmi parte di qualcosa...da lì a poco conobbi il rap e fu in quel momento che trovai la mia vera valvola di sfogo...tornando alla tua domanda per risponderti, in Toscana stavamo bene...e penso che non ci sarebbero mai stati i presupposti per avvicinarmi al rap..con questo non voglio dire che il genere è adatto agli sfigati..ma che con me ha avuto questa presa

G: In pratica il rap è stato per te una valvola di sfogo ... Come per tanti ... Forse (quasi) tutti. Per quanto riguarda il tuo ritorno in Sicilia forse è stato un bene perché poi "guardando il sole e guardando il mare" hai scritto una delle tue canzoni più belle. Ci sono stati dei momenti in cui hai pensato "ma chi me lo fa fare?"

M: certo che si...i momenti sono tanti ma sono un ottimista e credo che proprio quando pensi che il gioco non vale la candela che tutto si fa più figo e che mollare sarebbe da codardi...per ogni traguardo raggiunto c'è sempre un tot di amaro in bocca è quell'amaro che da sapore alla vittoria

G: Ma lo sai che questo tuo ottimismo si sente? Perché tu sei una sottospecie di "scacciapensieri" umano e sembra quasi che le tue canzoni scrollino di dosso i pensieri personali di tutti noi ... Maurizio compreso. È come se descrivendo questi pensieri poi si alleggerisse il carico di chi ascolta e questa è una caratteristica che non hanno tutti. Però adesso ti chiedo: c'è un  pensiero/problema che ancora non sei riuscito a scacciare con una canzone?

M: penso spesso al futuro...ed è una visione appannata...è un pensiero offuscato...non riesco a fare nessun pronostico su dove sarò, che sarò, come sarò e se ci sarò sopratutto...sarà dettato dal fatto che odio programmare e vivo il presente affrontando tutto al momento...

G: Filosofia carpe diem. È un buon modo di affrontare la vita. Seguendo questa scia di ottimismo ... Quali sono i primi cinque artisti che ti vengoni in mente e con cui hai collaborato che ti hanno lasciato, e se vuoi dimmi anche il perché, un ricordo positivo?

M: il primo artista con cui ho collaborato è Paolo Miano, un cantautore catanese...conoscerlo mi aprì un mondo inesplorato fino a quel momento...facevo hip hop e da buon testa dura avevo molte barriere...quella collaborazione, apparentemente leggera, mi diede diversi input e abbattè tutti i muri...il secondo artista è Fio Zanotti...con lui ho scoperto come si fa la musica...entrare in studio e comporre...se pensi al fatto che quest'uomo è non un arrangiatore ma l'Arrangiatore per eccellenza, che ha firmato metà e più della discografia italiana, il fatto di averci collaborato 2 anni in studio è stata un esperienza da pelle d'oca...poi ti faccio il nome di Morgan ICS...un rapper che o lo ami o lo odi...non ci sono mezze misure...con lui ho collaborato a diverse canzoni ed è stato come se ci avessero separati dalla nascita per la naturalezza con cui lo facemmo...un altro nome è quello di Francesco Guasti, un cantante fiorentino a cui ho avuto il piacere di coscrivere una canzone che è arrivata sul podio a Sanremo quest'anno...quei giorni a Firenze ho capito quanto è bella la musica...parlare di musica, respirare la musica...infine il quinto nome in realtà è un collettivo..sono i miei ultimi...la mia band, la mia seconda famiglia...da loro ho imparato a unire le forze, a condividere una gioia tanto quanto una tristezza...a ridere di gusto...

G: Insomma ti sei creato una "crew" di amici per tutta Italia! (uahah)

M: Già la fortuna di girare ti porta a conoscere tanta gente..e oggi più o meno in tutta italia so che ho un amico dove andare a  prendere un caffè

G: Questa è una cosa bellissima perché vuol dire che hai lasciato qualcosa in ogni posto che hai visitato e che le tue parole sono sempre in circolo e ... A proposito di "parole in circolo" ... Sai che secondo me non potevi scrivere (o in questo caso co-scrivere) una canzone con un titolo diverso? Perché da come scrivi, senza punti o virgole, sembra davvero che tutto quello che dici faccia parte di un discorso continuo, di un fiume che non s'interrompe mai, di qualcosa che circola continuamente. È un caso oppure ho interpretato bene il tuo approccio alla scrittura?

M: Hai colto nel segno

G: Quante soddisfazioni che ti ha portato quella canzone ... Hai già altri artisti a cui affidare i tuoi versi?

M: Diciamo che forse in futuro sentirete qualche altra canzone che porta dentro i miei versi, cantata da qualche artista in gamba...attualmente mi sono posto solo un vincolo con tutti: scrivo per tutti a condizione che il brano non venga presentato a Sanremo...l'anno prossimo se proprio ci deve essere un brano firmato da me su quel palco voglio essere io quello a cantarlo...

G: Penso che sia una richiesta più che accettabile. È ora che sia Dinastia a calcare quel palco e mi piace il tuo approccio al festival perché vuol dire che ne apprezzi l'importanza storica e non lo disprezzi solo per moda. Perché per me disprezzare il festival ormai è davvero una moda ...

M: E' l'ultima cosa italiana che ci rimane in musica...il resto sono solo talent copiati da altri paesi...con tutto il rispetto per i talent, che poi ne ho fatto pure uno, ma quel palco lo ambisco da tanti anni...ogni anno arrivo tra i 60 selezionati..quest'anno indirettamente c'ero anche io come autore su quel palco..ma non mi basta...voglio salirci e fare casino insieme ai miei ultimi!

G: Ti auguro di riuscirci e speriamo ti facciano arrivare ultimo! Sia per coerenza col nome della tua band e sia per lo stereotipo "arrivare ultimi a Sanremo porta bene! Vedi Zucchero e Vasco ..." (uahah)
Ovviamente è una battuta quest'ultima ma, scherzi a parte, ora una domanda devo fartela per forza: Qual'è la tua canzone preferita di Sanremo?

M: "Gianna" di Rino Gaetano e "Almeno tu nell'universo" di Mia Martini

G: Due canzoni meravigliose! Ora però mi è venuta in mente una cosa: Riguardo allo scrivere canzoni per altri artisti quanto è difficile cucire un abito lirico che non indosserai tu?

M: In realtà non è difficile...ti da tanti stimoli...mi piace l'idea di veicolare messaggi attraverso gli altri...cercare di esprimere con parole mie pensieri di altri...ho molto rispetto degli interpreti...ecco perchè preferisco ci sia un dialogo prima...per capire il loro mondo e cercare di dare qualcosa che sia adatto a loro...ma il tutto è davvero divertente

G: Anche perché poi una canzone, una volta uscita, diventa delle persone e quasi scompare il ruolo di chi l'ha scritta perché inizia ad avere una vita propria e che durerà quanto il pubblico vorrà farla vivere. È un grande atto di fiducia affidare i tuoi versi a qualcun'altro ma c'è una canzone, un verso o anche solo una semplice rima di altri che avresti voluto scrivessero per te?

M: "Chinatown"....invidia, odio, amore, verso questa canzone che rappresenta, rima dopo rima, la mia vita....maledetto Capa!

G: Capa è un genio. Uno dei migliori artisti che possiamo vantarci di avere in Italia. A pari merito con Mannarino e tanti altri! Comunque anche tu hai una bella capigliatura tanto quanto Caparezza eh! (uahah) Scelta, emulazione o puro caso?

M: No c'è una storia dietro ai capelli lunghi che non sono pronto a raccontare (ahah)

G: (uahah) ok allora meglio mantenere il segreto ancora per qualche anno! Così magari quando scriveranno la biografia di Dinastia avranno qualche mistero da svelare! A proposito ... non mi hai detto come mai hai scelto "Dinastia" come nome d'arte anche se, a dire il vero, sono io che non te l'ho mai chiesto (uahah) perciò lo faccio ora: Come mai hai scelto Dinastia come nome d'arte?

M: Lo scelsi 20 anni fa quasi...avevo 10 anni e lo scelsi perché suonava bene..oggi spero che Dinastia suoni bene per tutti (ahah)

G: Suona bene suona bene! Ma quindi non c'è un segreto nascosto dietro questo nome ... è solo per un fatto di suono?

M: Si..sarei un bugiardo a dire il contrario..quando do questa risposta so che delude le aspettative ma viva l'onestà, no?

G: Assolutamente! Anzi ... preferisco la verità che una lunga storia inventata per rendere più interessante un nome scelto magari per pura casualità. Anche perché poi si sente la sincerità nelle canzoni. La musica ha la caratteristica di far capire chi è onesto col pubblico e chi no e, fino a canzone contraria, tu hai sempre cercato (per quel che ho visto e sentito) di stringere un legame di sincerità e di rispetto con chi ti ascolta e penso che questo approccio regali risultati positivi

M: Lo spero sempre

G: Vorrei salutarti con una domanda che sembra banale ... ma pensaci un secondo prima di rispondere perché non lo è affatto!
Dopo tutte queste soddisfazioni, questi viaggi, queste collaborazioni Maurizio può dire (in questo momento) di essere veramente felice?

M: Siamo al 70%  che non è poco...mancano delle cose..ma va bene così

G: Il bello della vita forse è anche non avere la totale felicità a portata di mano ... Alla fine più la salita è ripida più soddisfacente sarà guardare il panorama una volta arrivati in cima non credi?

M: Assolutamente si..sai che palle una vita senza incazzature (ahah)

G: Appunto! (uahah) Grazie per questa bella chiacchierata!! Il tuo ottimismo è contagioso! Alla prossima!

M: Grazie a te.


Elaborazione grafica di Alessia Santangeletta


lunedì 29 maggio 2017

UN BEL PANORAMA

di Gianpaolo Buonafede

E me ne andrò.
Sì.
Come se ne vanno
le belle stagioni,
certi amici d'infanzia,
certi amori falliti
e perché no certi dubbi.
Me ne andrò
e lascerò solo un sorriso
per dare manforte
a chi da sempre c'è stato.
Lo farò sottovoce,
perchè non voglio disturbarvi la quiete
e chiudendo le luci di casa
farò finta di niente,
finta di tutto,
per stupirmi strada facendo.
Me ne andrò
perchè sento la mancanza
di un certo tipo di mare,
cazzo che mare!
Quello delle nuove occasioni,
quello che non importa
il tempo rimasto spiaggiato ...
L'importante è tuffarsi di nuovo.
Rituffarsi per sentire l'acqua, il sole,
il sale, il cielo, le onde.
Sentire che qualcosa di buono
deve ancora arrivare
e che tutto il meglio che voglio
è a poche bracciate da me.
E quel meglio lo sento che è lei.
Sì è lei.
Quando mi dice che tutto passa.
Come arriva se ne va.
Quasi copiando le stesse onde
che tanto mi mancano adesso.
Ma forse è soltanto un momento,
una notte di dormiveglia arretrata,
un istante di malinconico senno,
un frammento di vita vissuta.
Però voglio andare.
Voglio almeno provarci.
Partire per poi ritornare
per guardarvi uno per uno,
senza esclusione di sguardi,
per dirvi che mi son ritrovato.
Per dirvi eccomi qui, davanti a voi.
Sono io. Davvero io.
E sono più forte, più vecchio, più non lo so.
Però guardatemi.
Guardatemi bene.
Sono sempre lo stesso eremita
ma forse anche altro.
Forse nient'altro.
Adesso accartoccio un pezzetto di carta
con scritto l'indirizzo del viaggio.
Lo scoprirete solo attraverso
i miei racconti confusi
dove son stato di bello. Di vero.

E ad un tratto mi sveglio.
Tu ancora dormi al mio fianco.
Alla fine dei conti che ho fatto
capisco che il viaggio migliore
lo sto già facendo.
Non so bene come chiamarlo.
Forse vita, forse amore,
forse soltanto avventura.
Che altro posso dire di più?
Guarda che bel panorama.


Disegno di Alessia Santangeletta
(matite)


#5 chiacchierata emozionale con Milo Franceschelli

Chiacchierata emozionale di Gianpaolo Buonafede con Milo Franceschelli in arte Piccolo Spazio Riflessioni aka La Bassa: Cantautore della provincia di Bologna


G: Ciao Milo! Come va? Senti mi chiedevo una cosa ... Ti ricordi come è nato il nome Piccolo Spazio Riflessioni?

M: Ciao tutto bene penso che sia nato nel 2008 quando ho iniziato a fare musica più' seriamente. Prima cazzeggiavo solo in cameretta ed e' nato influenzato da un nome composto tipo le luci della centrale elettrica che ai tempi mi sconvolse e la citazione di Vasco Rossi "piccolo spazio pubblicità". Mi ricordo così. Mi piaceva e mi piacciono i nomi evocativi che diano già un senso al progetto

G: Infatti Vasco Brondi è un artista che ti piace molto. Quali sono i tuoi riferimenti principali o comunque i tuoi Artisti preferiti?

M: Sono nato con il punk quindi gruppi tipo Blink 182, Green Day poi col tempo mi sono spostato sulla musica italiana. Artisti italiani che mi piacciono molto sono: Verdena, Calcutta (l'ultima scoperta), Le Luci Della Centrale Elettrica, Carboni e Cremonini

G: Insomma sei un contrasto tra musica con un impatto sonoro forte, quasi da pugno in faccia ed un tipo di musica più soft, quasi da carezza sul viso

M: Bravo una via di mezzo con del pop

G: Infatti nei tuoi pezzi spesso utilizzi questo contrasto tra forte e soft. Ovviamente soft nel senso buono del termine perché non sempre la musica leggera è così tanto leggera

M: Hai colto il senso. Io la chiamo altalena ed uno dei primi gruppi che la usavano i nirvana

G: E qui arriviamo a quello che forse è il tuo punto di riferimento più grande ovvero Kurt Cobain! E' ancora presente la sua influenza artistica in quello che scrivi/componi?

M: In passato no con il progetto la bassa penso di si o almeno in questi ultimi anni lo penso molto

G: Un altro elemento che compone il mondo di PSR è l'inchiostro. Volendo essere precisi non solo quello usato per scrivere ma anche l'inchiostro dei tatuaggi. Di questo passo tra qualche anno per sapere chi è milo basterà leggerti il corpo. Hai un tatuaggio tra tutti che ti rappresenta di più e uno che invece non senti più appartenere al cento per cento a quello che sei?

M: Quelli a cui sono più' legato sono i ritratti che ho sulla schiena e il logo della lego pero' non penso che siano un marchio per capire chi sono. Massimo pensi che sono un po fuori

G: Forse sei fuori o forse (semplicemente) hai così tante cose da dire che la penna e la musica non bastano quindi oltre alla carta e alle chitarre usi anche la tua pelle come tela per dipingere quello che sei, non sei o che sei solo a volte ... potrebbe essere?

M: No non credo. I tatuaggi sono una malattia, un vizio che ho da sempre ancora prima di iniziare a fare cose artistiche. Mi piace farli per il mio piacere personale tutto qui

G: Mi piace questo tuo essere così sincero. Potevi cavalcare l'onda della domanda e fare il (passami il termine) "filosofo della situazione" e invece mi hai risposto così, in modo diretto, smontando completamente il tutto (uahah)

M: (ahahha) sono così io lo dovresti sapere

G: Un altro aspetto di te che sembra uscire dai suoni che componi è una specie di attaccamento a tutti i discorsi che riguardano la vita da ragazzo di provincia. Si può dire che tra te e la provincia ci sia un rapporto di odio e amore?

M: Certo hai colto il punto. Ci sono volte che vorrei scappare da tutto pero' questi luoghi dove sono nato, cresciuto e che mi hanno anche formato artisticamente sono sempre vivi in me e alla fine di tutto faccio fatica ad andarmene

G: Ti ricordi dove ti trovavi la prima volta che hai scritto una canzone e quale sensazione hai provato mentre la componevi?

M: Penso di essere stato in camera mia anche se i primi versi li scrissi in corriera per Ferrara e la canzone non ricordo se fosse stata "il ciclo" o "la nostra ruggine" comunque le sensazioni le sentivo di più' dal vivo davanti alla gente. Ho dei bei ricordi di quel periodo ... in camera provai una sensazione di libertà, mi sentivo strano, erano le mie prime cose e non ci credevo ancora. Poi penso che fossi pure ubriaco

G: Un misto tra ebrezza e volo sentimentale. E provi ancora questo senso di libertà ogni volta che suoni davanti a qualcuno?

M: E sì sempre ora più' di prima perché' ora e' tutto diverso…ora siamo cresciuti

G: In pratica hai trovato la libertà componendo canzoni che sembrano parlare di una ricerca di quest'ultima e questo crea un bel connubio a mio avviso. Per quanto riguarda l'essere cresciuti è vero ... e crescendo si cambia, si evolve, si diventa qualcosa di più a fuoco o di più sfocato. Tu ti senti più a fuoco o più sfocato in questo momento? Voglio dire ... il Milo che sentiamo cantare oggi è rappresentato in tutto e per tutto dalle canzoni che scrive o c'è anche qualcosa che viene romanzato nelle sensazioni o nelle immagini che racconta?

M: Penso la seconda ipotesi. Il romanzare rimane sempre

G: Fa parte del tuo modo di scrivere quindi paradossalmente ti rappresenta anche se è romanzato ma dimmi, curiosità, c'è una canzone (tra le tue) che preferisci e una canzone che invece (sempre tra le tue) non senti più tua come quando l'hai scritta?

M: Le mie preferite penso che siano "post adolescenziale" e "il ciclo" invece quella che non sento più' e' nera

G: E invece una canzone di altri che avresti voluto scrivere tu?

M: A parte certi pezzi dei Blink, dei Verdena e moltri altri sono indeciso tra "Frosinone" di Calcutta e "Milano" di Carboni. Suggestivi anche i video di entrambi

G: Mi pare di capire che "mainstream" di Calcutta sia diventato per te un disco molto importante? Forse perché lo senti vicino (artisticamente) alle sensazioni che cerchi di raccontare anche tu?

M: Certo secondo me e' uno dei dischi più' belli degli ultimi anni dopo "canzoni da spiaggia deturpata"

G: Quello è stato un disco che ha cambiato le carte in tavola della musica indie in Italia. Dalla copertina, ai testi, ai pezzi. Forse è l'album di Vasco Brondi più bello

M: Certo. E' un disco importantissimo per gli anni zero. L'unico che vale la pena di ricomprare sempre

G: Chissà se un giorno ascolteremo PSR feat. Le Luci Della Centrale Elettrica ... sarebbe bello

M: Un sogno

G: Faccio bene a chiamarti PSR? O adesso preferisci La Bassa?

M: Come vuoi pero' il nome che userò d'ora in poi e' la bassa o puoi chiamarmi semplicemente milo. Un bel titolo per un pezzo autobiografico

G: Però un pochino di Piccolo Spazio Riflessioni ci sarà sempre nei tuoi pezzi non credi? Comunque sì hai ragione è un bel titolo (uahah)

M: Sì forse hai ragione

G: Diciamo che ora sei Milo che racconta La Bassa da quando era PSR a oggi? (uahah)

M: Ci può stare

G: Grazie per questa bella chiacchierata. Alla prossima Milo!

M: Grazie a te caro. Grazie come sempre…ciao.


Elaborazione grafica di Alessia Santangeletta


giovedì 25 maggio 2017

#4 chiacchierata emozionale con Lorenzo Sirani Fornasini

Conversazione emozionale di Gianpaolo Buonafede con Lorenzo "lollo" Sirani Fornasini: Musicista/Compositore/Arrangiatore di Bologna. Bassista della band "HavenLost", partecipante al progetto "Bridgend Project", diplomato con Higher national Diploma presso Music Accademy, in basso rock all'accademia AFM John Bonham di Bologna, laureando in Bass to Rock.


G: Ciao Lorenzo sei in forma? Come sta il tuo basso elettrico?

L: tutto bene dai e tu? Ah lui è sempre carico!

G: Bene dai grazie. Ormai gira e rigira hai passato tre quarti di vita con il tuo strumento. Ti ricordi la prima volta che vi siete incontrati?

L: Allora, la prima volta che ho incontrato il mio compagno di viaggio è stato praticamente 20 anni fa, 19 esattamente, avevo 6 anni: andai a trovare i miei zii, ci fecero visitare la casa e vidi per la prima volta, nello studio di mio zio, un basso. Subito ne fui colpito e attirato. Da li a pochi anni presi la mia prima lezione di basso (ovviamente a 6 anni è impossibile suonare il basso, date le dimensioni eheheh). E da quel momento non ci hanno più separati

G: Allora hanno ragione quelli che dicono che il primo (vero) grande amore non si scorda mai? Se poi dopo un lungo corteggiamento si riesce pure a conquistarlo la vita è decisa. Da quel girono ti sei detto "voglio diventare un bassista" e ce l'hai fatta!

L: Si certo, è vero! Per me col basso è stato più un colpo di fulmine. A dire il vero io da piccolino volevo diventare batterista, però poi da quel giorno è cambiato tutto. Però vabbè non mi sono allontanato molto (eheheh). Sì, sono un bassista, ma non si finisce mai di imparare. Io, rispetto ai grandi sono ancora un'unghia del mignolo del piede, la strada è ancora lunga ma molto dolce

G: Sempre musicista sei! (uahah) basta che non ti chiamino chitarrista ... se no ti offendi! Esiste ancora questa simpatica "diatriba" tra chitarristi e bassisti?

L: (Ahahaha!) Beh esiste più che altro per prendersi in giro tra musicisti. Io credo che ognuno, all'interno di una band, orchestra quartetto ecc sia importante e indispensabile a modo suo. Quindi una vera e propria "diatriba" non esiste e non credo sia mai esistita. Però è simpatico credere che ci sia per scherzare tra amici e musicisti

G: Assolutamente. Concordo con te. Però questi diciamo battibecchi fanno bene secondo me perché creano un ambiente goliardico intorno al progetto e certe volte alleggeriscono il carico di stress che ruota intorno alla realizzazione di un progetto. Penso che lo "stress dell'artista" sia ancora un forte motivo di discussione per certe persone. Come quando dici che per lavoro fai musica e subito dopo ti chiedono "sì ma di lavoro vero?". Tu come la vivi questa cosa del dimostrare che fare musica (ad un certo punto) diventa un lavoro vero e proprio?

L: Eh esatto. Beh si un po' di alleggerimento di tensione fa sempre bene, in qualunque lavoro credo ma in quello del musicista ancora di più. Purtroppo in questo paese il senso del lavoro del musicista è ancora molto estraneo ma non credo di dover dimostrare nulla a nessuno (ehehe!!). No vabbè a parte gli scherzi è molto frustrante dover sempre spiegare il vero lavoro del musicista alle persone che non ci sono dentro o ad artisti in generale, come magari pittori o scrittori è molto frustrante dover sempre spiegare il vero lavoro del musicista alle persone che non ci sono dentro o ad artisti in generale, come magari pittori o scrittori

G: Io toglierei il molto. E' estraneo e basta. Perché non si rendono conto di quanto lavoro ci sia dietro un singolo suono. Sentono una canzone e tutti pensano "posso farlo anche io non ci vuole niente" e allora perché non si fanno tutti avanti?

L: Più che altro mi sento sempre dire "Eh ma che cosa fai il musicista a fare se non suoni mai in giro". Il problema è che l'80% delle persone non sa che ci sono lunghe sessioni di studio di registrazione, di studio personale, preproduzione, preparazione delle coreografie e tutto. Quindi è molto difficile spiegare alle persone cosa vuol dire essere musicista. Però quando poi vieni citato su La Repubblica arrivano le soddisfazioni!

G: ... e le soddisfazioni sollevano sempre lo spirito. Però mi ha colpito questa cosa che hai detto sul fatto che non capiscano il lavoro del musicista addirittura pittori e scrittori e per un semplice motivo: anche loro fanno qualcosa di artistico nella vita e dovrebbero essere i primi a capire le sensazioni di chi ha messo la vita a disposizione dell'arte. E' un poco come sentirsi soli in un certo senso non credi?

L: Beh si, l'artista in se è sempre un po' solitario, però se la tua arte, la tua musica ti accompagna nei tuoi viaggi mentali, spirituali e artistici non si è mai soli. Poi ovviamente ci sono sempre persone che ti stanno vicino e ti sostengono (almeno nel mio caso)

G: Questo è importante. Però è strano ... ci sono così tanti artisti al mondo che è brutto pensare ci sia solo la "via solitaria" come via possibile. Proprio perchè al mondo gli artisti sono tanti pensi che ci sia meritocrazia nella musica in questo caso italiana?

L: Purtroppo la musica non va molto bene in Italia perchè appunto ci sono personaggi che dicono "posso farlo anche io non ci vuole niente" quindi consegnano prodotti scadenti, a basso prezzo. E i musicisti che lavorano e ci vivono di quello si sentono dire dai gestori "Ah ma loro mi fanno le cover di Ligabue a 50 euro in 5 prendo loro, tu mi chiedi troppo per musica indipendente". Nella musica diciamo delle "Major" quindi Sony, Warner ecc invece è un po' strano. C'è sempre purtroppo un discorso di raccomandazione ecc, però credo che nonostante quello se uno arriva a quei livelli, tiene botta e va avanti anche se raccomandato un minimo deve aver studiato e sapere quello di cui sta parlando

G: Quindi tu non escludi la possibilità di firmare con una major? Da ciò che dici non hai quel disprezzo velato che hanno quasi tutti (nell'underground) nei confronti di quest'ultime ... o sbaglio?

L: Beh diciamo che come tutti direi che se una Major mi facesse una proposta di contratto io ci penserei ben 50 volte prima di rifiutarlo. E no io non ho assolutamente disprezzo per le Major e non credo che i miei colleghi debbano averne. Purtroppo le Major devono seguire le tendenze del paese in cui sono stanziate. Sony, Warner ecc in Italia purtroppo devono seguire i gusti degli italiani (dico purtroppo in ambito al mio genere assolutamente non perchè i gusti degli italiani siano strani, anche se a volte lo penso ahahahah), come la Nuclear Blast tedesca segue i gusti di tendenza dei tedeschi. Quindi si, le Major sono delle boe dove uno deve puntare ad arrivare a mio parere e con questo non voglio fare il moralista dicendo "Ah si  tutti fuori dall'Italia, paese di merda". L'italia è il paese più bello del mondo. La patria dell'arte

G: E' bello trovare qualcuno che ammette di non avere paura a diventare commerciale (uahah). Scherzo ovviamente.

L: Beh dal momento che tu vuoi "vendere" la tua musica o la tua arte diventi commerciale è comunque un nostro modo di vivere e tu lo sai bene (eheh!)

G: Sì decisamente (uahah). Per quanto riguarda l'Italia meno male che non sono l'unico a pensarla così! L'Italia è veramente la patria dell'arte però, purtroppo, se n'è dimenticata.
Vedo un oceano di artisti, un mare di invenzioni creative, un cielo di progetti con delle basi solide ma ... non mi pare di vedere una vera e propria valorizzazione di questo patrimonio artistico ed ovviamente parlo di quello ancora da scoprire e non di quello già scoperto. Tu ti senti valorizzato, spronato o anche solo aiutato a fare musica diciamo dall'Italia?

L: Beh allora come musicista in Italia ci sono molte agevolazioni, scuole, negozi ecc diciamo che la musica non è fuori dall'Italia assolutamente no. Io sono anche un appassionato di musica classica e quello è un patrimonio nostro italiano che ci invidiano e ci imitano in tutto il mondo. Purtroppo in italia non c'è molto la cultura del Rock e del Metal, quindi si in quel ambito non sono molto aiutato dall'Italia ma non credo che sia colpa sua. E' un po' come il cibo! Se vivessi in un altro paese come magari le Americhe non avrò mai una cultura culinaria come in Italia o in Francia. quindi li è solo questione di cultura credo

G: Sì in effetti forse hai ragione. Probabilmente è un discorso che andrebbe fatto solo riguardo ad un certo tipo di musica e non a tutta la musica in generale. Ora che ci penso il pop italiano è aiutato tantissimo dai programmi televisivi, dalle radio, dai giornali ecc ecc ... mentre il metal (il tuo genere), salvo alcuni casi, sembra quasi fare paura ... ma perché secondo te?

L: Esatto e ultimamente ho anche notato molta più apertura in questi ultimi 10 anni. Prima degli anni 2000 nelle canzoni pop era difficilissimo trovare riff aggressivi, chitarre distorte ecc, ora invece basta sentire i Negramaro, loro hanno molti riff comunque tendenti all'hardrock con ovviamente parti tipiche pop italiano. si molti programmi radio giornali ecc danno una gran mano al pop e questo è un bene perchè è comunque la nostra cultura. Per il metal in Italia purtroppo per me è soprattutto un discorso religioso. Passerò per il blasfemo ma purtroppo la Chiesa ha una fortissima influenza sull'arte in Italia e di sicuro il metal con suoni duri aggressivi, voci cantate in Growl e Scream, ricordano i demoni alla Chiesa. Purtroppo come abbiamo le cose belle della nostra cultura abbiamo anche questa chiusura mentale inculcataci dalla chiesa. Purtroppo loro agiscono sulle major, perchè io parlo con molte persone e molti musicisti e ci sono tantissime persone che adorano e ascoltano metal, quindi ci sarebbe anche la gente che finanzierebbe il metal in Italia, me compreso

G: In effetti ci sono tantissime serate di gruppi metal (penso) in tutta Italia e forse è come dici tu o forse molto più semplicemente le persone non sono ancora pronte del tutto a questo genere. Anche il rap fino a poco tempo fa non era ben visto mentre ora è uno dei generi predominanti nel panorama italiano anche se, speriamo di no o speriamo di sì (dipende dai casi), forse è soltanto un fuoco di paglia

L: Infatti delle aperture nel mondo musicale italiano ci sono state, però purtroppo il rap è un genere comunque "giovane" in confronto al metal. Credo che il rap si sia fatto la sua strada molto bene, adeguandosi alle culture dei paesi in cui si è formato e non lo vedo come un fuoco di paglia in Italia. Comunque ridendo e scherzando sono quasi 30 anni che il rap gira in Italia. Poi io purtroppo sono un po' ignorante sul genere ma partendo dagli Articolo 31 negli anni 90 fino ad ora con lo stesso J-Ax non ci ha mai abbandonato, ovviamente è un rap diverso dal rap americano. Ma se fosse come il loro non avrebbe fatto successo qui in Italia! Il Rap italiano comunque è nostro è nostra invenzione e dobbiamo esserne "orgogliosi". Comunque molti Big hanno provato a portare il rock e metal nel mondo italiano come i Litfiba, Timoria anche gli stessi Negramaro, ma comunque purtroppo si sono dovuti adeguare alla cultura e alle chiusure ecclesiastiche

G: Quindi è vero che a qualche compromesso bisogna per forza scendere per fare musica ad un livello più alto? Facendo sempre un discorso italiano ...

L: Certo! Sia in Italia ma anche all'estero, tutte le Major o case discografiche di alto livello ti danno compromessi, vedi solo i Guns'n'roses, loro si detestavano l'uno con l'altro ma per la Major loro dovevano continuare assieme e così è stato fatto. Tutt'al più che stanno facendo una riunione inutile a mio parere. Se non vuoi farti dare dei paletti o se non vuoi giungere a compromessi nei livelli alti devi o aprirti una etichetta o casa discografica tua e riuscire ad arrivare il loro irraggiungibili livelli o fare come Burzum, un cantate Black metal norvegese il quale si è fatto una nomea seguendo fin troppo alla lettera gli ideali del Black metal andando tra l'altro in prigione svariate volte

G: Questo discorso dei paletti e compromessi delle major mi fa venire in mente il video della canzone "still waiting" dei Sum 41 te lo ricordi?

L: Onestamente no (eheheh) vado subito a vederlo

G: (uahah)

L: Ecco a proposito dei Sum41 loro nonostante siano sotto Major sono riusciti a fare ciò che meglio volevano, sbeffeggiando magari anche le Major stesse

G: In pratica sono rimasti fedeli a loro stessi ma, non per essere complottista, come facciamo a sapere che non sia stata proprio la major a suggerire ai Sum un atteggiamento del genere che pare sbeffeggiare le major? (uahah)

L: Sicuramente è così, però sono andato a sentire molto tempo fa dei loro demo (non ricordo neanche come feci a trovarli) e onestamente non erano diversi da quello che sono ora. Poi sicuramente le Major c'hanno marciato sopra, però credo che sia farina dei loro sacchi! Magari mi sbaglio eh! (ehehe)

G: O magari no! (uahah) ma quindi tu punti a questo? A fare musica ad un livello alto ma senza compromettere quello che sei? So che sembra una domanda stupida ma in realtà penso che invece molti siano disposti (restando in tema) a cambiare un poco se stessi per arrivare prima ... o arrivare e basta ...

L: Beh diciamo che io vorrei portare la mia musica in giro e magari riuscire a camparci, però non credo di essere disposto a cambiare il mio progetto per raggiungere il successo assoluto. Sicuro non sono ipocrita, e se viene una Major da me Lorenzo Sirani Fornasini e mi dice che c'è Fedez o Arisa che hanno bisogno di un bassista o vengo a sapere di un provino per uno di loro due come bassista lo vado a fare di corsa! Ovviamente io sono un musicista, la musica è bella tutta. Poi io sono uno che adora il metal e il mio progetto primario è metal, ma credo che se uno come me che studia da tanti anni si lascia scappare un'occasione come andare a suonare con un Big anche se non del tuo genere sia un pazzo, nel senso buono del termine. Io non punto al successo assoluto, ma punto a vivere di musica in tutto per tutto!

G: Assolutamente. Le occasioni vanno colte al balzo e come dici tu sarebbe davvero stupido rifiutare certe opportunità. Dalle tue parole si percepisce chiaro e tondo che la tua vita è basata sulla musica e mi piacerebbe sapere a quantificare la tua passione: Quanto ti piace suonare da zero a dieci?

L: Si può dire 100? (ehehehe)

G: Certo che sì. E' la risposta che mi aspettavo! (uahah) E sapresti descrivere la musica di Lorenzo Sirani Fornasini usando una sola parola?

L: Hmm... Non saprei, direi però Amore

G: Grazie per aver scambiato queste quattro chiacchiere con me. E' stato un piacere. Buona giornata!

L: Grazie a te! Anche per me è stato un piacere! Ciao e buona giornata anche a te!


Elaborazione grafica di Alessia Santangeletta


martedì 23 maggio 2017

#3 chiacchierata emozionale con Elhaven

Chiacchierata Emozionale di Gianpaolo Buonafede con Mattia Crobeddu in arte Elhaven/Eleven Empire Beatz: Rapper/Beatmaker di Iglesias (Sardegna Meridionale),cofondatore della Paranoid Label e creatore di Rapgrind Magazine.


G: Ciao Mattia! sai una cosa? Ho notato che da un po' di tempo a questa parte ti stai esprimendo molto con i beat ... quasi come se il beat fosse la tua voce e i suoni fossero le tue parole ... c'è qualcosa di poetico in tutto questo non trovi?

M: Eh si bro,direi..spesso la sola musica riesce a dire tutto,basti pensare tutti i compositori a livello internazionale,come da una composizione riescono ad emozionare

G: Vero. In qualche modo si crea un atmosfera unica che non sempre necessita di una voce. A volte sono proprio (come dicevo prima) gli stessi suoni a diventare voci e nel tuo caso, correggimi se sbaglio, voci di altri che si trasformano in qualcosa di diverso ... in voci nuove

M: Esatto ho messo su un lavoro strumentale con questa idea,si chiama perspectives,aveva l'idea di un viaggio quasi selvaggio nella natura,ispirato dal film Into The Wild,infatti per quel progetto..parecchi mi hanno detto che non riuscivano a rapparci su,proprio perchè reputavano insensato prendere un pezzo di un complesso ben definito,infatti sono rimasto felice proprio perchè tale senso è stato colto

G: Me lo ricordo. E' stato un passo importante per te quel disco. Forse è stato quello che ti ha permesso di dimostrare a tutti che potevi vincere nel metaforico "braccio di ferro" della musica rap anche come produttore

M: Beh diciamo che sono pochissime le persone che mettono su album strumentali,per come la vedo io..c'e chi mette su dei beatape,ma raccolte di beat prodotti e messi in una cartella...io invece ho avviato sto progetto con l'intento vero e proprio di ragionare con la stessa ideologia dei miei dischi rappati, quindi con un concept,un'idea di fondo e un richiamo tra una strumentale e l'altra...ed è stato diciamo il momento che mi ha portato alla decisione di continuare con i beat,ma anche per far capire che 7 beat con un'idea hanno lo stesso messaggio di un disco dove ci metti la voce,spesso il silenzio può dire tante cose,e perspectives è proprio questo: un disco silenzioso,la mia voce c'e ma va cercata

G: Questa cosa che hai detto è molto bella. Mi riferisco all'ultima frase. La tua voce c'è però bisogna cercarla ... sembra quasi il passaggio di una poesia. Ti diverti ancora a scrivere?

M: (eheh) sì anche perchè è vero. Riguardo lo scrivere invece scrivo molto di meno rispetto a prima,per chi mi conosce sa il malessere che ho avuto negli anni scorsi,e diciamo che lo scrivere era proprio una cura psicoterapeutica,quando ne sono uscito, scrivere le paranoie non era più necessario..cosi ho cominciato a scrivere pezzi più con i contenuti forti,come visione del mondo,visione della scena rap attuale,quando vedevo o leggevo cose relative al campo del mistico/esoterico,quello che leggevo lo tramutavo in un pezzo (Vedi Rosacroce),Quindi scrivo per passione e per staccare la spina dal lavoro del Beatmaker perchè mi prende molto tempo

G: Sembra quasi un discorso del tipo "il beat è la moglie e la penna l'amante" ma so che non è così (ahah) quindi capisco cosa vuoi dire. Stai facendo tanta strada e tanta ne hai ancora da fare e forse i momenti diciamo critici servono a rendere più soddisfacente il possibile raggiungimento del traguardo no?
Una cosa: posso vantarmi di aver contribuito pure io alla tua crescita? (ahah)

M: (ahah) ma certo fai pure,diciamo che gli amici e collaboratori mi hanno aiutato parecchio per crearmi questo pensiero musicale,però ti dirò la strada è ancora molto lunga,e la sto percorrendo con la massima umiltà, infatti mi dicono che sono "strano" che nonostante i numeri ottenuti in più occasioni,specialmente con gli amici di Hipstrumentals e YourRapBeatsTV,riesco comunque a non dare peso a tutto quello,questo perchè penso ottenere numeri che sono tanti per un'emergente non vuol dire niente,sono piccole soddisfazioni che magari puoi menzionare nella tua biografia quando l'aggiorni,ma i numeri sono tutto e niente,onestamente vedo l'effetto che fanno questi ai Rappers,e rimango sbalordito,io fortunatamente non vedo questo fascino,quindi per questo percorro questa strada avviata positivamente ma con i piedi ben saldi senza viaggi o senza egocentrismi vari

G: L'umiltà deve essere alla base di ogni cosa. Se poi consideriamo il fatto che tu fai un tipo di musica che segue sia la (passami il termine) moda del momento, sia il sapore retrò del genere stesso e sopra ogni cosa la tua emotività ... possiamo dire che montarsi la testa non sarebbe di certo qualcosa di essenziale per la tua crescita artistica.
Al giorno d'oggi però possiamo dire che certe "paure" che avevi le hai superate o sono ancora lì, in agguato, ad aspettarti?

M: Diciamo che non serve in qualsiasi contesto,anche perchè se prendi una strada troppo gasato dando per scontato tutto,ma non con i piedi per terra rischi di schiantarti e di rovinare il lavoro che porti dietro da anni..riguardo le paure,posso dirti che ci sono,nel corso del tempo ho solo imparato a domarle e controllarle,quindi se in un tempo queste mi creavano malesseri fisici e mentali,adesso non più,ci sono ancora però..ma credo me le porterò dietro per tutta la vita

G: Mai dire mai. Tutta la vita è tanto tempo ... non credi che prima o poi riuscirai a trovare il modo per allontanarle da te definitivamente? In certi casi forse basta solo un pizzico d'amore ... per l'arte, per una persona, per la vita stessa ... o la pensi diversamente?

M: Forse,però ti dirò..chi passa queste cose una volta uscito,vede il mondo con un'ottica diversa..sotto sotto ti resta dentro,un po come svegliarsi da un coma dopo tanti anni,e quando ti risvegli vedi tutto in una maniera ordinata e non come l'avevi lasciata. Allontanare le paure?? non credo. Forse perchè la paura fa parte dell'essere umano,e onestamente devo molto a loro..mi hanno dato una bella risvegliata,mi hanno fatto vedere cose che prima non vedevo,mi hanno portato a scegliermi le persone giuste,quindi devo molto a loro anche se mi hanno fatto vedere il nono cerchio dell'inferno,mi hanno dato una consapevolezza che prima non avevo,quindi perchè allontanarle? per ricascare negli stessi errori che hanno indotto robe come gli attacchi di panico?..ormai mi piace pensare che fanno parte di me,e come ogni parte di noi stessi, pregio o difetto,bella cosa o brutta cosa che sia bisogna accettarla

G: E' un punto di vista decisamente interessante. Mi hai preso alla provvista con questa risposta perché non è da tutti accettarsi al cento per cento ... paure comprese. Quindi tutto questo marasma di emozioni che compongono la tua persona diventano legna per il tuo fuoco, combustibile per i tuoi suoni, quasi un componimento nel componimento. Oggi ho scoperto un lato di te che forse hai tenuto nascosto o semplicemente non avevo notato prima. Toglimi una curiosità ... qual è la tua paura più grande? Puoi anche rispondermi con un semplice e diretto "fatti gli affari tuoi" se vuoi ... lo sai che non mi offendo

M: Diciamo che si certi malesseri,sensazioni e robe varie, pure l'accettazione di determinate cose, sono diventate un crossover per la mia musica. Dal momento che metto molto del mio carattere nei miei lavori,sia strumentali che cantati..ogni canzone o progetto,beat o beatape anche quello più commerciale adatto all'industria ha pezzi di me,riguardo la paura...preferisco tenerlo per me,non è un tasto che mi piace condividere (ahah)

G: Tranquillo. E' comprensibile e lecito quindi non ti chiederò altro a riguardo. Perdona la mia voglia di scavare diciamo a fondo dell'argomento.
Parlando dei tuoi beat questo crossover, come lo hai definito tu, si sente ... e tanto. Proprio per questo mi chiedo se ci sia uno strumento musicale (uno qualsiasi) che rappresenta in tutto e per tutto Mattia ... a livello di suono intendo ...

M: Diciamo che gli strumenti che mi rispecchiano maggiormente sono il pianoforte e i violini Questo perchè sono strumenti che possono essere visti su ottica rilassante dove assieme ti fanno addormentare ma assieme possono anche far nascere composizioni toste e aggressive,quindi, ritengo la combinazione di questi due il mio carattere che può essere calmo e equilibrato ma a volte aggressivo e impulsivo. Infatti piano e violini sono gli strumenti che uso di più per i miei beat

G: Diciamo che cerchi di premere i tasti giusti della vita pizzicando le corde giuste dei tuoi beat?

M: Esattamente possiamo guardarla così

G: Grazie per questa bella chiacchierata. Mi hai fatto venire in mente una canzone di "Brunori SAS" che si chiama "canzoni contro la paura". Se non la conosci potrebbe essere un ottimo spunto per qualche beat nuovo. Buona giornata

M: Grazie a te. E' stata molto illuminante. Buona giornata.


Elaborazione grafica di Alessia Santangeletta


domenica 21 maggio 2017

#2 chiacchierata emozionale con Deps

Chiacchierata emozionale di Gianpaolo Buonafede con Daniele De Pascale in arte Deps: Rapper di Napoli


G: Ciao Daniele! Finito il turno di lavoro per oggi?

D: Ancora no purtroppo.. 45 minuti e ricomincio. Never stop

G: Ah pensavo avessi finito. Ammettilo quante ore di studio vuoi pagarti con il prossimo stipendio? (uahah)

D: Eh, non ho il tempo di pensarci che già se ne vanno soldi (ahah) però c'è un bel progettino in serbo quindi penso che ne dedicherò più di qualche ora

G: Penso che questa cosa sia bella sai? Nel senso che forse non avere sempre a disposizione fondi (mettiamola così) per portare avanti la propria musica o arte in generale a volte aiuti. Perché ti fa apprezzare di più il tempo che in questo caso riesci a comprare per praticare la tua arte. Nei tuoi pezzi si sente che c'è dedizione dietro ... È quasi come se si sentisse che vuoi sfruttare al meglio ogni chance di registrare che riesci a guadagnarti ... O sbaglio?

D: Assolutamente, quando hai una certa situazione e lavori no stop ogni minuto che hai per registrare è oro, non lo sprechi. Per questo ci lavoro molto sui pezzi e spesso sono anche un po' lento, voglio che la cosa, nei limiti delle mie capacità, sia perfetta. Ovviamente questo comporta anche il fatto che più passa il tempo più una persona cambia, pensa, matura, si evolve. Quindi ti ritrovi con un pezzo in mano che magari vuoi cambiare radicalmente e questo ti porta a impiegarci ancora più tempo. Tra l'altro ho solo vent'anni e da vero ventenne la mia mente è ancora caotica e di conseguenza "lunatica". Cambio idea molto spesso, o meglio, mi vengono sempre nuove idee in testa su cosa creare

G: Ma questo è normale! Chi ha la passione della scrittura non può fare a meno di cambiare idea. Perché alla fine tutto può far scattare l'idea per una rima, per un verso o anche per un libro intero e questo capita continuamente e non solo a vent'anni. A proposito ... Hai mai pensato di scrivere un libro?

D: Tantissimo, non ti nego che mi piacerebbe un giorno poterlo fare. Ti dirò: ho cominciato la mia scrittura sin da piccolo con dei racconti, scrivevo "storie". Ero davvero molto bravo in Italiano, a scuola, per quel poco che ho frequentato. Quando cominciai ad ascoltare i primi pezzi rap ne ero totalmente preso e innamorato, capii che potevo trasformare questa passione in musica, lì è scattata la scintilla

G: Ah sì? E di cosa parlavano queste "storie"? Comunque non buttarla via l'idea ... Potresti essere un nuovo talento campano senza saperlo ... Escludendo il talento musicale ovviamente ...

D: Ero troppo piccolo (ahah), sarei vago, ma ho ancora qualche idea in testa, che caccerò fuori qualora mi dovesse capitare l'occasione un giorno. Mi piace raccontare più che altro la storia di una persona, quindi creare un personaggio, strutturare la sua storia, il suo passato e raccontarlo. So che ci metterei dentro molto di me, ma al momento è ancora un sogno nel cassetto

G: Se ci pensi ogni personaggio che viene creato porta all'interno della sua storia qualcosa che appartiene allo scrittore. Forse è proprio questo il bello dello scrivere ... Poter inventare qualsiasi tipo di inizio, metamorfosi e perché no finale per quella storia ... Anche per la storia dello scrittore stesso...

D: Si, penso che molto spesso capita che il lieto fine che crea lo scrittore sia quello che sogna lo scrittore stesso. È una buona interpretazione

G: E tu che lieto fine ti aspetti per la tua storia? O meglio ... Che lieto fine vorresti avere per la tua storia?

D: Beh, sotto sotto sono davvero molto ambizioso, quindi direi: una svolta. Senza pensarci due volte. O meglio, il poter stare tranquilli

G: E magari con qualche palco da calcare no? (uahah)

D: Ovviamente (ahah)

G: Signori e signore l'Arena di Verona è orgogliosa di presentarvi: Deeeeeps!!!!! A proposito ... Perché Deps?

D: (ahaha) stanno due motivazioni, una è banalmente derivata dal mio cognome. La seconda è un po' più personale, riguarda la mia famiglia. Deps sono io, non è un personaggio. Non è un'opera di finzione o una maschera con cui nascondersi. La gente mi chiama Deps quasi da prima che cominciassi col rap

G: Ah capito. Quasi come se fosse Daniele la creazione di Deps e non viceversa. Per te è molto importante essere sempre te stesso e far sentire chi sei nelle canzoni. Quindi niente è romanzato nei tuoi brani?

D: Assolutamente nulla. I miei testi sono il riflesso nudo e crudo di come mi sento in quel determinato contesto. Di cosa voglio, cosa odio, cosa amo. Ci sono molti rapper che amano fingersi altre persone, fingersi più duri. È un po' come barare capisci.. parliamo di musica, parliamo di arte. L'arte parla per te, non puoi fingere e, per chi ha occhio, chi finge si sgama. Anche se, i numeri spesso dicono il contrario e fanno più testo di tutto il resto

G: Siamo nell'era di you tube, FB, spotify ecc ... È normale (purtroppo) scontrarsi con i cosiddetti numeri. In fin dei conti noi esseri umani stessi veniamo ogni giorno considerati più numeri che persone ... Il mondo dell'arte non fa eccezione. Però dipende anche dal tipo di arte perché ad esempio al giorno d'oggi si legge molto meno e di conseguenza fare grossi numeri vendendo libri non è molto facile ... Ma forse è sempre stato così anche se non credo. Una curiosità: hai un libro preferito?

D: Ti stupirò, ho tipo tremila libri in casa e non ne ho ancora trovato uno (ahah) Non ho moltissimo tempo per leggere purtroppo, ti confermo però un libro che sarà la mia prossima lettura che voglio fare da troppo, ma non trovo mai tempo: Sun Tzu

G: Come mai questa scelta? Se non erro anche un pezzo di Kiave si chiama così o sbaglio?

D: Esatto. L'arte della guerra. L'arte di vincere una guerra con la filosofia. Direi che è a pennello (ahah)

G: Eh sì!! Direi anche io (uahah). Ci sono così tanti libri che vale la pena leggere che non basterebbe una vita per leggerli tutti. Ripeto che ti ci vedo a scrivere un libro! Ce l'hai una frase che rappresenta in pieno Deps?

D: Ripeto, essendo io molto caotico dipende dal momento. E mettendo me stesso nei pezzi ti dico che ogni frase che scrivo mi rappresenta. Quindi, il 99% (ahah)

G: E una frase che ti piace molto di altri? Non ne hai? O anche in questo caso dipende dal momento? Alla fine tu sei strano sai? Ma in senso buono ... Perché nei pezzi sei molto a fuoco, sei inquadrato, sei preciso mentre poi nella vita sei un caos di influenze artistiche! È un ottima qualità a mio avviso essere un ascoltatore con una certa "incoerenza musicale"! Non ti stanchi mai e trovi sempre spunti nuovi e di conseguenza questo porta sempre un miglioramento no?

D: Assolutamente sì, strano al 100%. Forse un perfezionista, alla fine trovo sempre un difetto nelle cose mie. Penso sempre che può essere meglio. Questo anche porta me ad essere caotico. Quando scrivo sono concentrato, deciso su cosa voglio dire (il più delle volte), ma sempre perché in quel momento mi gira in quel modo (per essere schietti). Cercando di trasformare i pensieri del momento in musica. Per questo ci penso troppo, per non cadere nel banale

G: È normale per i perfezionisti trovare sempre dei difetti in ciò che fanno. Certo bisogna stare attenti perché poi a perfezionare troppo si rischia di peggiorare l'opera (nel tuo caso la canzone) perché c'è anche il rischio di essere carenti in spontaneità. Non è facile saper equilibrare il tutto. Comunque grazie per questa bella chiacchierata perché mi ha permesso di capire di più il tuo approccio alla scrittura, alla musica, all'arte in generale. Alla prossima

D: Grazie a te, ha fatto piacere anche a me. Buona giornata!


Elaborazione grafica di Alessia Santangeletta


venerdì 19 maggio 2017

#1 chiacchierata emozionale con Tyrone Nigretti

Chiacchierata emozionale di Gianpaolo Buonafede con Tyrone Nigretti: Autore di Fattore H (ed. Rizzoli 2015), Recensore presso Spettakolo.it e blogger su: https://tyronetyr.blogspot.it


G: Ciao Tyrone ... Týr ... o entrambi? Non ho ancora capito chi è il creatore e chi è la creazione ...

T: Allora, Týr è la mia parte più istintiva, ma allo stesso tempo giusta. Non so dirti chi è la creazione di chi esattamente, sarei più propenso a dirti che si completano, che uno non può vivere senza l'altro. Come spiego anche in Fattore H, il mio primo libro, Týr è la parte di me che è libera da ogni tipo di condizionamento possibile.
Týr era, nella mitologia norrena, il Dio della guerra ed anche della giustizia. Non solo ha un nome che potrebbe essere abbreviazione del mio, ma la sua storia personale è molto simile alla mia: lui perse un braccio in battaglia contro un lupo, io ho perso l'uso di un braccio a causa dell'ictus. Entrambi poi siamo guerrieri

G: Chiaro. Diciamo che (metaforicamente parlando) uno compensa l'arto mancante dell'altro. Non conoscevo questa storia di Týr sai? pensavo davvero fosse una semplice abbreviazione del tuo nome invece dietro a quello pseudonimo si nasconde molto di più. Un personaggio che diventa alter ego, una penna con cui scrivere forse meglio o forse semplicemente senza vincoli.
Per quanto riguarda il tuo primo libro è stato per te un passo importante ma ... lo slalom della società è ancora in atto vero?

T: Assolutamente sì, non si finisce mai (ahah). Fattore H, Slalom di un disabile nella nostra società non è semplicemente un libro autobiografico di un ragazzo disabile, bensì un vero tentativo di trovare dei punti in comune tra "il mondo dei normodotati" e "quello dei disabili". L'hip hop mi ha aiutato molto in questo. Per tornare più specificatamente alla tua domanda ti dico che lo slalom nella società secondo me lo fanno tutti, disabili e non, per questo è importante trovare dei punti di contatto. Sarò sempre grato all'hip hop per questo

G: Concordo con te sul fatto che tutti (senza esclusione di gente) abbiamo a che fare ogni giorno con il nostro "slalom personale" in questa società ad intermittenza emotiva. E' un poco come il tempo a Bologna in questi giorni: sole, pioggia, sole, nuvolo, sole ma l'importante è appunto (come dicevi tu) trovare dei punti di contatto e a tal proposito la musica (come l'arte in generale) danno davvero manforte. Com'è il tempo a Milano (uahah)?

T: Vedi? Ecco un altro punto di contatto, il tempo fa lo spiritoso (ahah). Sí, la musica e l'arte danno manforte. La scrittura ha proprio cambiato la mia vita,  il mio modo di pensare, di rapportarmi con gli altri ed ha aumentato la mia autoefficacia rendendomi, ai miei occhi, una persona migliore

G: Vale la stessa cosa per me per quanto riguarda la scrittura quindi ti capisco benissimo. In qualche modo fortifica l'anima versare inchiostro su metri e metri di carta. A proposito di Milano, arte e artisti: Ho sentito l'ultimo disco di Fibra e di Bassi e meritano entrambi moltissimo a mio avviso

T: Meritano molto, sono entrambi dei dischi maturi e sono delle ottime fotografie che mi fanno capire che sto invecchiando (ahah), scoprii Bassi Maestro grazie a Fibra. Entrambi li conobbi  in giovane età. Risentirli ora, nonostante i nuovi progetti di entrambi, mi fa riflettere sul passato, e ridendo e scherzando la loro musica mi ha accompagnato per quasi dieci anni

G: Anche io sono tanti anni che ascolto Fibra. La prima canzone sua che ho sentito (se non ricordo male) è stata "non crollo" perchè l'avevano inserita in una compilation di Groove magazine ed io lo compravo quasi sempre. Hai mai pensato di scrivere una canzone per qualcuno?

T: Mi era stato proposto di scrivere una prosa che poi sarebbe diventata una canzone... Ma poi non se ne è fatto nulla. Mi piacerebbe molto scrivere un libro a quattro mani, tu ci hai mai pensato? (Ahah)

G: Lo sai che ci ho pensato (uahah). Comunque sì sarebbe una sfida interessante scrivere un libro a quattro mani ma, se ci pensi, anche scrivere una canzone per qualcuno è quasi come scrivere un libro a quattro mani. Anzi ... forse è più difficile perché devi riuscire a trovare dei versi adatti ad una voce ed un tipo di attitudine che non sempre è simile alla tua. Ammetto però che forse il bello non è tanto nello scrivere una canzone, un libro o una poesia quanto nello scrivere e basta. Qui si torna al punto di prima. La scrittura è davvero un'arma potente ... e pure a doppio taglio

T: Assolutamente, son d'accordo. Personalmente credo che quando si ama  una forma d'arte, qualsiasi essa sia, si sia portati ad amare solo lei veramente. Senza poter scendere a compromessi. Sembra gelido come punto di vista, ma è quello che provo, e le emozioni hanno il diritto di essere anche socialmente non accettabili. Per chi non è artista comprendere questo è difficile

G: Certo che non si può scendere a compromessi. E' come quando trovi la donna giusta per te: sai che è quella e te ne innamori senza compromessi, ma, se, però, forse. Si passa troppo tempo a dire su troppe cose "mi piace ma ..." che quando riusciamo a trovare quello che ci fa dire "mi piace" punto sia giusto lasciare che ci prenda anima e corpo. Poi ovvio che questo discorso non vale per tutto. Ho generalizzato ma pur sempre riferendomi all'arte che in questo momento è l'argomento della nostra conversazione

T: Io mi lascio prendere anima e corpo da ciò che scrivo. Ho avuto problemi per ciò che ho scritto in passato: la mia famiglia non voleva che parlassi pubblicamente di ciò che per molto tempo mi ha fatto molto male, la ragazza che mi ha respinto, di cui ero innamorato, mi ha detestato dopo aver scoperto il mio racconto dei fatti. Ma ci sono anche lati positivi: il rispetto delle istituzioni, l'Aler (ente case popolari) che dopo aver letto il mio articolo sulla loro inefficienza nel ripararmi il servoscala a casa, si è precipitata a sistemare la situazione, gente che mi chiede di uscire e non mi tratta più da sfigato, perché, cazzo, 'sta cosa della scrittura, mi ha dato gioia di vivere, e si vede

G: Questa è una cosa davvero molto bella. E' un bel traguardo e sono sicuro che tutta la fatica poi viene ripagata una volta che arrivano certe soddisfazioni. Quindi possiamo dire che oggi Tyrone e Týr sono felici?

T: Felici no, credo che la felicità sia a priori irraggiungibile. Diciamo sereni. Mi sentirò felice il giorno in cui non dovrò più scrivere per poter essere sereno

G: Grazie per la bella chiacchierata. Buona fortuna per il tuo "slalom"!

T: Grazie a voi per l'opportunità. Ciao a tutti.


Elaborazione grafica di Alessia Santangeletta